⇐IL RADICCHIO ROSSO DI TREVISO
Il Radicchio Rosso di Treviso è il frutto del lavoro di selezione e del miglioramento delle tecniche di produzione della specie spontanea Cichorium Intybus.
Le ricerche iconografiche condotte da Tiziano Tempesta sembrano affermare la presenza del radicchio rosso in area veneta già nella metà del XVI secolo, come si può evincere dal dipinto “Le Nozze di Cana” (1579-82) di Leandro da Ponte (Museo del Louvre, Parigi).
Non mancano aneddoti e leggende: alcuni racconti parlano di uccelli che avrebbero lasciato cadere il seme di questa speciale cicoria sul campanile del paese di Dosson di Casier (TV), che fu poi trovato dai frati che l’avrebbero custodito e infine coltivato; un’altra tradizione vuole che tutto fosse iniziato quando un inverno qualche contadino della zona portò a casa dei radicchi di campo ammassati in una carriola, i quali rimasero in un angolo finché una sera, durante il filò, uno della famiglia avvicinatosi alla carriola estrasse una piantina e, tolte le foglie esterne appassite e guaste, si trovò fra le mani un bel radicchio dal cuore sano e dal colore rosso vivo.
Il processo di produzione pare essersi affinato nella seconda metà del secolo XIX grazie al vivaista Francesco Van Den Borre, che portò nella zona del Trevigiano la tecnica di imbianchimento già in uso per la cicoria belga.
Altri invece ritengono che la tecnica della “forzatura” sia da attribuire alla necessità dei contadini di conservare la cicoria raccolta dai campi che, per essere preservata dal gelo dell’inverno, venne trasferita nel tepore delle stalle, e anziché marcire completamente, conservava dei cuori dal gusto più buono e croccante. Avendo a disposizione molta acqua sorgiva, i contadini avrebbero poi introdotto questo elemento nel processo produttivo.
Il 20 dicembre 1900 fu realizzata la prima “Mostra del Radicchio” voluta dall’agronomo Giuseppe Benzi, responsabile dell’Associazione Agraria Trevigiana, sotto la Loggia di Palazzo dei Trecento in Piazza dei Signori a Treviso.